La prova dell'olio

19.02.2012 12:09

I ricercatori hanno sottoposto a 21 partecipanti con indice di massa corporea BMI (body mass index) uguale o maggiore a 30, considerati obesi, la degustazione di tre tipi di olio, uno dei quali particolarmente ricco di lipidi. Registrando i diversi livelli di proteine CD36 nei soggetti e la relativa sensibilità nel distinguere l'olio più grasso, gli scienziati hanno concluso che chi presenta livelli di proteine CD36 più alte è 8 volte più sensibile al gusto "fat" rispetto a chi ne possiede la metà. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Lipid Research.

Patatine fritte: ecco perché sono come una droga

Il fatto che i cibi grassi creino dipendenza ha una precisa ragione biologica, come rivela uno studio del Dipartimento Drug Discovery and Development dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Genova). Ogni volta che ingeriamo alimenti fritti o unti si genera nella lingua un segnale che viene inviato al cervello e quindi all'intestino, e che stimola la produzione di due endocannabinoidi - sostanze naturalmente prodotte dal nostro corpo e così chiamate perché il principio attivo della marijuana ne mima gli effetti, desiderio di cibo in primis. Queste sostanze causano la sensazione di dipendenza da cibo spazzatura tipica di quando si consumano questi alimenti. Inibendole diminuisce anche l'impulso di consumare cibi grassi.

Circolo vizioso

Ad influenzare la nostra voglia di cibi grassi non sono solo componenti genetiche. Studi precedenti compiuti su animali lasciano intuire che più si indulge in alimenti poco sani, più il gene CD36 si "addormenta", meno proteine detective si sintetizzano. Dunque, più lipidi si ingeriscono, più se ne ingeriranno, in una spirale che conduce al sovrappeso e a tutte le sue spiacevoli conseguenze. «Abbiamo individuato una possibile ragione all'origine della variabilità con cui le persone percepiscono i grassi nel cibo» ha spiegato Nada Abumrad, a capo della ricerca «in futuro dovremo determinare se la nostra abilità nell'individuare i grassi nel cibo influenzi anche l'assunzione di alimenti ipercalorici, cosa che avrebbe un chiaro impatto sull'obesità».

Non tutti i grassi fanno male allo stesso modo: ecco i grassi che rendono più grassi

I grassi che rendono più grassi

Mangiare alcuni cibi che contengono particolari grassi, può fare ingrassare di più di altri, anche a parità di calorie.
È quello che hanno scoperto alcuni ricercatori statunitensi con un esperimento. Hanno alimentato per sei anni alcune scimmie con cibo tipicamente da fast food, con la differenza che la dieta di alcune era ricca di grassi "trans", gli oli vegetali trattati industrialmente (parzialmente idrogenati, come l’olio di cocco, di palma, di soia) mentre per le altre scimmie i cibi venivano cucinati con grassi “buoni” come l’olio d’oliva.
Le calorie giornaliere ingerite dai due gruppi erano esattamente le stesse ma i membri del primo rispetto alle altre, sono ingrassati tre volte di più e hanno ampliato del 30 per cento in più lo strato adiposo intorno all’addome, aumentando il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e il diabete.

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