Sesto senso per i cibi spazzatura

10.05.2016 15:58

Quel sesto senso per i cibi spazzatura
Speciali papille sulla lingua percepiscono la presenza di lipidi nei cibi. Ora i ricercatori hanno individuato il gene che regola la nostra sensibilità ai grassi ingeriti.
di: Elisabetta Intini

C'è chi inorridisce solo all'idea di sfiorare una fettina di lardo. E chi dei cibi ipercalorici sembra non riuscire a fare a meno. La discriminante fra i due commensali potrebbe essere l'iperattività di un gene, il CD36, che regola nostra sensibilità ai cibi grassi.
Geni iperattivi o lazzaroni

Un gruppo di ricercatori della Washington University School of Medicine ha scoperto che sulla lingua, oltre ai recettori per il dolce, il salato, l'amaro, l'acido e l'umami - il gusto saporito - esistono anche papille specializzate nell'identificazione dei grassi nel cibo. Il sesto gusto, in altre parole, sarebbe il "fat". A regolare la sensibilità dei recettori agli alimenti più unti sarebbe un gene, appunto il CD36: quando è attivo, vengono sintetizzate grandi quantità di proteine che localizzano i grassi e quindi si è più "attenti" a quanti se ne ingeriscono. Le persone che possiedono questa variante fortunata, insomma, riescono più facilmente a darsi una regolata.

Chi invece presenta una variante ipoattiva del gene, degli alimenti grassi non si sazia mai: il CD36 è più "pigro" e vengono di conseguenza prodotte meno proteine recettive ai grassi. Si tende quindi a ingerirne in maggiori quantità per soddisfare questo gusto in perenne ricerca di cibo spazzatura. Il 20% delle persone obese, secondo gli esperti, presenterebbe la variante "scansafatiche" del gene sotto esame.

Perché gli acidi grassi saturi fanno male?

Gli acidi grassi vengono distinti in saturi, presenti prevalentemente nei grassi di origine animale (burro, lardo, strutto ecc.), insaturi e polinsaturi, contenuti soprattutto in quelli vegetali...

Gli acidi grassi vengono distinti in saturi, presenti prevalentemente nei grassi di origine animale (burro, lardo, strutto ecc.), insaturi e polinsaturi, contenuti soprattutto in quelli vegetali (olio di oliva, di soia, di girasole eccetera). I medici e gli esperti di alimentazione consigliano una dieta con prevalenza di grassi insaturi e polinsaturi, perché più leggera e più digeribile. Infatti la catena chimica di acidi grassi insaturi (di atomi di carbonio) è caratterizzata da un doppio legame, più difficile da aggredire dal nostro metabolismo, rispetto a catene che non presentano questa caratteristica.
Depositi grassi. In generale i grassi alimentari vengono scissi nell’intestino e vengono poi assorbiti dall’epitelio intestinale. Sotto forma di minuscole gocce passano in seguito nei vasi linfatici e nel sangue, quindi vanno a fissarsi nei depositi di adipe dell’organismo o nel fegato, dove vengono deidrogenati (ovvero viene tolto l’idrogeno) per essere meglio utilizzabili. La combustione dei grassi consiste in una serie di ossidazioni che spezzano la molecola dell’acido grasso fino a ridurla ad anidride carbonica e acqua.

 

 

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